Nella sala sono installati a parete dei lavori che presentano tutti lo stesso titolo: Germoglio, tra cui uno dei primi mostrato alla personale dell’artista al Centre National d'Art Contemporain de Grenoble nel 1991.
Sviluppatosi nella sua forma definitiva nel 1988 dalla riflessione sul “caos del seme” e sul processo che lo genera, il germoglio è un soggetto che ben rappresenta le diverse fasi del ciclo vitale in quanto nel primo stadio della sua esistenza è qualcosa di semplice e fragile, ma quando si trova nel momento del suo massimo vigore può tramutarsi in qualcosa di potente e complesso come un albero. Nel percorso che compie dal suo dischiudersi come seme nella terra fino a diventare pianta, per poi ridiventare seme e cadere di nuovo in terra cominciando un nuovo ciclo, esso compie un’intera sequenza temporale che passa dalla nascita alla morte e poi ancora alla vita.
Il germoglio è il simbolo della forza della natura, del passaggio dal buio e dal caos alla luce, della fertilità della terra, dello scorrere delle stagioni e, in ultima analisi, della circolarità della vita stessa.
Al centro della stessa sala si trova Lente liquida, 1998 (2024). Si tratta di un lavoro composto da quattro contenitori di vetro tutti della stessa altezza, ma di diametro diverso, riempiti fino all’orlo di acqua e uniti tra loro da un sottile cerchio di rame e foglia oro posto sulla sommità, che dà il senso dell’opera. La presenza dell’acqua è strettamente collegata a quel processo naturale di cui fa parte anche Germoglio e che costituisce una fonte di interesse da parte dell’artista sin dagli anni Novanta. Non è un caso che l’attenzione per gli elementi naturali diventi, da quel momento in poi, particolarmente frequente nelle opere dell’artista, assumendo all’interno del suo percorso linguistico una posizione di forte rilevanza. Così come il germoglio, anche l’acqua racchiude in sé una ricchissima valenza di significati. Il suo passare dalle viscere della terra, il suo sgorgare in superficie come fonte, il suo formare fiumi, laghi e mari, la sua capacità di raggiungere il cielo tramite il processo di evaporazione e infine il suo ritorno sulla terra in forma di pioggia, la eleggono a paradigma per eccellenza della forza della vita, che grazie a lei si perpetua incessantemente: “Noi ritorniamo a ciò che è nostro proprio; stringiamo amicizia con la materia, che le chiacchiere ambiziose vorrebbero persuadervi a disprezzare. Noi non possiamo mai separarcene; la mente abita la sua vecchia abitazione; come l’acqua per la nostra sete, così è la roccia, la terra per i nostri occhi, le nostre mani e i nostri piedi”. (Ralph Waldo Emerson).
L’immobile superficie dell’acqua crea in Lente liquida uno spaesamento in quanto, vista da lontano può facilmente essere percepita come vetro solido. Anche in questo caso l’opera ci pone a confronto con il principio della trasformazione della materia, che evaporando passa dallo stato liquido a quello gassoso. Non a caso per tutta la durata dell’esposizione, una piccola dose di acqua dovrà essere costantemente aggiunta di tanto in tanto affinché essa rimanga della stessa quantità prevista inizialmente. L’opera è quindi mobile e soggetta a trasformazione essa stessa.
Sullo stipite di una delle finestre di questa sala è posizionata Nel momento, 1974 (2025), un’opera che ha tra le sue peculiarità quella di adattarsi alle più diverse situazioni. Oltre che al muro, essa è stata allestita in passato poggiata per terra (MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, 2012) e sulle pareti di un yacht (Stella Maris, Viareggio, 2012). Una capacità di adattamento che ha le sue radici nel passato, negli anni sessanta, quando le sculture “scendono dal piedistallo” cominciando a interagire con lo spazio circostante, come in questo caso per cui il lavoro sarà visibile sia dall’interno del Museo che dall’esterno, dalla piazza del Duomo.
L’opera si origina da minuscoli scarti di metallo, piccoli fogli di piombo, trovati da Salvadori quando era andato a vivere nel 1974 nella casa-studio in via Pace a Milano, che in passato aveva ospitato una zincografia. L’aspetto di Nel momento si è sviluppato a partire da una griglia che, inizialmente disegnata su una lastra, delinea un pattern formato da figure geometriche come l’ottagono, il quadrato e il rombo. Nel momento può essere realizzato in diversi metalli come in questo caso in cui è presente l’argento: “Il foglio di argento è la pagina, la sua natura mi ha portato prima ad apportarvi una griglia. Il taglio successivo è stata una richiesta, un bisogno di luce, che mi ha offerto aperture, la trasformazione, porta luce nel buio della sostanza che è ascolto interiore” (Salvadori).
Nel momento implica una ritualità poiché è realizzata attraverso un’operazione manuale, compiuta dall’artista a partire da una lastra di metallo che, con un taglierino, viene tagliata e piegata seguendo un disegno ben preciso. Così facendo, essa mette in moto una processualità il cui fine è spostare l’attenzione sull’istante che viviamo e aiutarci a cogliere, in quel “momento”, la nostra consapevolezza di esserci.