Eight Art Project
Eight Art Project
Mostra diffusa “Remo Salvadori” - Sesta sala, Palazzo Reale, Milano

Dalle ricerche dell’artista sulla forma del cerchio, che risalgono all’inizio degli anni Ottanta, ha origine la figura della “tazza”.
Essa troverà compiuta espressione nell’opera Stanza delle tazze, 1986, presentata per la prima volta da Mario Pieroni nel 1986 e poi a seguire nelle collettive “Correspondentie Europa” allo Stedelijk Museum ad Amsterdam (1986) e "Eternal Metaphors: New Art from Italy", alla Phillips Collection a Washington D.C. (1989).

Il lavoro è composto da otto tazze dalla forma di un semicerchio, ognuna realizzata con della tela posta su un foglio di rame trattata con cera, pigmento, colori vegetali e oro. Percepite come solidi tridimensionali, ma in realtà con una dimensione piana, le “tazze” danno la sensazione di fluttuare leggere nello spazio. Scevre da ogni contingenza immediata e libere dalla gravità, fanno parte di un planetario personale e sono impregnate di quella che Italo Calvino chiama la “leggerezza della pensosità”: “Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica”.

La “tazza” è per l’artista una figura introspettiva poiché, in quanto contenitore che accoglie al suo interno un contenuto, si riconnette simbolicamente alla parte emotiva e relazionale della persona: “La sua valenza è che tu sei una tazza e io sono anche una tazza. È parte di questa componente emozionale della comunicazione, essere tazza” (Salvadori).