Eight Art Project
Eight Art Project
Mostra diffusa “Remo Salvadori”, Sala delle Cariatidi e Sala del Piccolo Lucernario, Palazzo Reale, Milano

Sala delle Cariatidi 

Nella Sala delle Cariatidi è presentata una nuova opera dal titolo No’ si volta chi a stella è fisso, 2004 (2025), composta da otto elementi parallelepipedi disposti in modo tale che il vuoto al loro centro richiami la forma di una stella. Sebbene non sia la prima versione di questo lavoro, è la prima volta che viene realizzato con queste gran- di misure. Il titolo dell’opera è un rimando ad un celebre aforisma di Leonardo da Vinci nel quale Salvadori rivede il proprio percorso. La frase di Leonardo suggerisce di rivolgere l'attenzione con tenacia a ciò che interessa, senza farsi distrarre dai fatti irrilevanti da cui si è circondati: “No’ si volta chi a stella è fisso non è un enunciato fine a sé stesso, ma un titolo da praticare. Tutti i titoli all’interno del mio operare non sono mai definitori, ma rappresentano dei percorsi che continuano a rinnovarsi e a essere attivi, sono indicazioni permanenti di pratica.” (Salvadori)

Una caratteristica tipica del modo di lavorare di Salvadori è quello di includere all’interno del processo creativo altre personalità non necessariamente provenienti dal mondo delle arti visive. Tutte le sue opere, sin dagli anni settanta, si sono originate tenendo in considerazione artisti, fotografi, poeti, scienziati, storici dell’arte, filosofi, studenti e musicisti con i quali Salvadori si è confrontato.

In occasione dell’inaugurazione in questa sala, dove è installato No’ si volta chi a stella è fisso, 2004 (2025), si tiene una performance musicale del collettivo Tutto Questo Sentire, di cui fanno parte Sandro Mussida e le figlie dell’artista Olivia e Rebecca Salvadori. La presenza di interventi musicali in concomitanza di una mostra dell’artista è qualcosa che si riscontra nella sua attività dall’inizio degli anni duemila ed è diventata da qualche tempo una consuetudine. In questo caso si tratta di un intervento musicale ispirato dall’opera di Salvadori.

Appartiene a una componente di Tutto Questo Sentire anche la voce che si potrà ascoltare nella sala delle Cariatidi per tutta la durata dell’esposizione.

 

Sala del Piccolo Lucernario

Remo Salvadori appartiene a quella generazione di artisti che ha iniziato a lavorare fra la seconda metà degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta. Si tratta di un periodo di transizione, in cui i dettami ideologici del Minimalismo e dell’Arte concettuale erano ancora molto forti e in cui si sentiva il bisogno di allontanarsi dalla loro intransigenza.

Le tre opere presenti nella Sala del Piccolo Lucernario rappresentano un esempio di come l’artista abbia superato il linguaggio minimale, che pure ancora si percepisce osservando la nuova opera in ferro installata a terra, Figura, 1997 (2025), tramite uno scatto formale ben evidenziato dalla presenza del lavoro storico L’osservatore si sposta osservandosi, 1982, un cavalletto con sopra un elemento in lamina d’oro, qui posto in relazione particolare e avvincente con essa.

L’osservatore si sposta osservandosi (che avrà in seguito un titolo ancora più esplicito: L’osservatore non l’oggetto osservato) diventerà una sorta di topos ricorrente nella produzione artistica di Salvadori negli anni successivi, invitando a porre l’attenzione su noi stessi, oltre che sull’opera. Uno spostamento di prospettiva con cui l’artista si allontana dall’impositività tipica del massimalismo degli anni sessanta e “apre” a modalità diverse di fare arte, tramite le quali la positività dell’esistenza e l’interna armonia si accordano con il vivente e con il mondo e la sua sostanza. La presenza di un elemento in lamina d’oro, una sorta di ricciolo posto sul piano d’appoggio dove normalmente viene sistemata la macchina fotografica, contribuisce a intensificare la scultura dotandola di un attributo quasi regale. L’oro in questo caso sollecita lo spettatore verso quella dimensione alchemica nel cui ambito questo metallo rappresenta il potere di trasmutazione delle cose in vista del raggiungimento di una perfezione ideale. 

Allestito in modo che poggi sopra Figura, si trova Continuo infinito presente, 1985 (2025), un cerchio composto da una serie di cavi d’acciaio intrecciati tra loro. Il cerchio racchiude molti significati, nella storia dei simboli, che vanno dall’energia primordiale al divino, dal susseguirsi ciclico dei fenomeni naturali alla periodicità del tempo e al moto degli astri. Per Salvadori il cerchio “consiste in un’interrogazione permanente ed è di un autore superiore”. Una figura che l’artista ritrova in una poesia di Omar Khayyâm: “Il cerchio che tutto compone il nostro andare e venire non si vede dove cominci né dove abbia la fine”.