Eight Art Project
Eight Art Project

Louise Bourgeois al Guggenheim di Bilbao.

Louise Bourgeois. Structures of Existence: The Cells (fino al 4 settembre 2016) è l’attesa retrospettiva che il Guggenheim di Bilbao dedica a una delle artiste più influenti del panorama artistico contemporaneo. Il lascito di Louise Bourgeois non si misura soltanto sulla crescente fama delle sue suggestive installazioni — interiorizzate da tanta parte degli artisti di questo secolo — ma anche sulla straordinaria capacità di valorizzare la sua esperienza personale per evocare temi universali. I curatori Julienne Lorz e Petra Joos, guidati dallo storico assistente dell’artista e direttore della Fondazione Easton, Jerry Gorovoy, hanno costruito un ampio percorso espositivo che, per raccontare la lunga carriera dell’artista francese, può contare su disegni, quadri, sculture, oltre a 28 delle celebri Cells.

I MIEI LAVORI SONO UNA RICOSTRUZIONE DI EVENTI PASSATI. IN ESSI IL PASSATO DIVENTA TANGIBILE
C’è senz’altro un preciso fil rouge che lega le opere di Louise Bourgeois, lo si coglie in una realtà descritta anche sulla scia del suo vissuto. Il richiamo all’infanzia e la rievocazione del suo passato, infatti, sembrano funzionare da detonatori di storie universali, in cui tutti i visitatori possono riconoscersi.
Le Cells del titolo, lunga serie di installazioni polimateriche iniziata negli anni ’80, si presentano come dei contenitori percorribili, costellati di oggetti di recupero: specchi, vetri, bottiglie di profumo, matasse di gomitoli, scampoli di tessuto e reperti di vita vissuta. Articulated Lair (1986-1991), a dispetto del titolo, è un passaggio aperto creato da pannelli di acciaio e gomma, un rifugio esposto allo sguardo esterno, dunque, incapace di svolgere appieno la sua funzione primaria di riparo. La più recente Cell (The Last Climb) (2008), invece, è un cilindro di rame che racchiude, proteggendola, una scala a chiocciola avvolta da sfere fluttuanti di vetro e marmo. Entrambe brillanti metafore della poetica bourgeoisiana, costituiscono una riflessione sull’architettura come generatrice di spazi ed emozioni, ponendosi al contempo come luogo di “prigionia” e di libertà.

DEVI RACCONTARE LA TUA STORIA E DIMENTICARLA. DIMENTICARE E PERDONARE. QUESTO TI RENDE LIBERA
Questi spazi angusti in cui trovare rifugio sono anche e soprattutto un’occasione per rievocare, indisturbati, i ricordi che più hanno inciso nella costruzione delle nostre personalità. L’artista asseconda questo processo riparatorio cui sembra lei stessa voler partecipare, disseminando fra le sue installazioni “oggetti d’affezione” capaci di innescare riflessioni dal sapore psicanalitico e femminista; il travagliato rapporto con la famiglia d’origine e l’infanzia, ad esempio, sono sistematicamente evocati dalle tappezzerie e dai gomitoli di lana che la riportano al laboratorio di arazzi dei genitori. The Cabinet of Wonders (1943-2010), in tal senso, costituisce una vera e propria collezione di oggetti e sculture dal forte valore simbolico ed emotivo, un campionario dei sentimenti e delle idiosincrasie di una vita; compreso il corpo marmoreo di una donna, intrappolata nel suo ruolo e nella sua stessa casa (Femme maison, 1994).

IL CORPO E L’AUTORAPPRESENTAZIONE
Un altro capitolo che rende giustizia alla manualità e al talento dell’artista francese è costituito dalle tardive acqueforti di cui I Give Everything Away (2010) costituisce senz’altro un saggio significativo, oltre che un estremo lascito artistico alla vigilia della morte. Le matrici in rame ricoperte di cera, usate su diversi tipi di carta e finite con acquarelli, matita e gouache articolano segni sintetici, completati da frasi lapidarie come “I am packing my bags”. Le stesse Portrait Cells, in fondo, continuano questo processo autorappresentativo, esibendo fantocci amputati come metafora della condizione umana. Intrappolati davanti a uno specchio e stritolati da ricordi e traumi personali, come in Cell XXVI (2003), questi corpi di stracci descrivono al meglio un’intera visione. Un mondo di memorie e turbamenti che ha saputo alimentare una delle carriere artistiche più brillanti del secolo scorso.

Elena Tettamanti

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Bilbao // fino al 4 settembre 2016
Louise Bourgeois. Structures of Existence: The Cells.
a cura di Julienne Lorz e Petra Jobs e Jerry Gorovoy
Guggenheim Museum Bilbao
Avenida Abandoibarra, 2, 48009 Bilbao, Spain
www.guggenheim-bilbao.es

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Photo credits:

1. Louise Bourgeois
Cell (The last climb), 2008
Acciaio, vetro, gomma, filo e legno
384.8 x 400.1 x 299.7 cm
Collection National Gallery of Canada, Ottawa
Photo: Christopher Burke
© The Easton Foundation / VEGAP, Madrid

2. Louise Bourgeois
Spider, 1997
Acciaio, tappezzerie, legno, vetro, tessuto, gomma, argento, oro e osso
449.6 x 665.5 x 518.2 cm
Collection The Easton Foundation
Photo: Maximilian Geuter
© The Easton Foundation / VEGAP, Madrid

3. Louise Bourgeois
In and Out, 1995
Metallo, vetro, gesso, tessuto e plastica
Cell: 205.7 x 210.8 x 210.8 cm
Plastic: 195 x 170 x 290 cm
Collection The Easton Foundation
Photo: Christopher Burke
© The Easton Foundation / VEGAP, Madrid

4. Louise Bourgeois
Cell XXVI, 2003 (detail)
Acciaio, tessuto, alluminio, acciaio e legno
252.7 x 434.3 x 304.8 cm
Collection Gemeentemuseum Den Haag, The
Netherlands
Photo: Christopher Burke
© The Easton Foundation / VEGAP, Madrid

 

Luglio 2016
Elena Tettamanti

www.guggenheim-bilbao.es